Mi capito' un secolo fa di dover effettuare il riconoscimento di una persona prima e dopo la sua autopsia..Ogni volta che negli anni mi e' capitato raramente di scrivere di questa cosa evidenziavo una cosa che mi aveva colpita molto ossia il volto sporco di capelli sparsi che derivavano dal taglio al cranio..e quella necessita' istintiva dei vivi di sistemare il corpo..
Ho questa immagine nitida di me che prende un fazzoletto dalla borsa e cerca di ripulire..come se quel gesto servisse a mettere le cose a posto.
In realta' a parte i capelli sparsi cio' che piu' di tutto mi fece impressione fu il cranio ben ricucito ma chiaramente afflosciato in certi punti.
Senza contare poi il " book fotografico " inerente al referto.
Per molti anni questi ricordi in alcuni giorni mi hanno fatto una non bella compagnia..in verita' non mi hanno terrorizzata nel senso compiuto del termine, solo che forse la mente crea delle forme di autoprotezioni da paure nel non voler sapere come praticamente si svolgono le cose..
In pratica la paura di sapere ti limita nella scoperta de meccanismi reali che poi queste stesse paure le sciolgono..
Per cui ho deciso dopo secoli di studiare un po' come si svolge praticamente un' indagine autoptica..dagli schemi dei tagli fino al sacchetto utilizzato alla fine in cui si inseriscono gli organi compreso il cervello e si richiude lo stesso nell' addome.
Questo comprendere un po' le fasi pratiche dell' autopsia ha dato un perche' a quel cervello afflosciato che mi teneva compagnia alle volte in questi anni..
Non mi e' ben chiaro invece quando si necessita di ripetere l' autopsia cosa succede..
Recuperano il sacchetto nell' addome??
Amen