Fino a ieri credevo fosse una moda quella di cantare sul balcone di casa, tentando di fare il coro col vicinato, ritenevo fosse una cosa vista in tv o su facebook che ora tutti vogliono copiare, mi piaceva il messaggio di solidarietà ai medici ma lo consideravo un gesto da copia e incolla più che qualcosa di profondo.
Stasera (ieri sera, ormai è l'una) ho provato e mi sono ricreduto: è emozionante.
Il flash mob cittadino era fissato per le 21.00. Ho messo fuori il protatile perché non ho voce ed ho preferito far cantare youtube, volume al massimo. Già c'era qualcuno con la stessa canzone, probabilmente da un telefono. Poi una donna sul balcone di fronte, 50 metri da me, con cellulare in mano e musica.
In questi giorni infernali sto da mia madre perché era troppo terrorizzata ed ho preferito non lasciarla sola. Lei è uscita con me, già entusiasta mentre io ancora guardavo l'evento in modo critico.
Poi la musica... dal primo piano, dai vicini dietro l'angolo, dal palazzo di fronte, da più lontano e da non so dove. Mia madre alla fine ha fatto un applauso e qualcuno ha battuto le mani a sua volta. Devo dire che in effetti ci si sente un po' vicini, ci si stringe idealmente in un periodo in cui non ci si può nemmeno sfiorare. Abbiamo anche sfogato dolcemente un po' di tensione.
Un bel messaggio: in culo a chi ci vorrebbe tutti chiusi in casa con uno schermo a pochi centimenti dagli occi, impegnati solo a guardare serie tv e a comprare cazzate on line, con i rapporti umani ridotti allo scambio di messaggi con fake news. Non si può andare in strada: usciamo sul balcone! Ci vediamo come le vecchie comari nei film anni 50. E poi solidarietà è necessaria e sembra anche gradita, al personale degli ospedali, ai malati, a chi è terrorizzato. Anche alla nostra povera Italia.
Stiamo in casa, prendiamola seriamente, per evitare il contagio, per ridurre il numero di quelli che non ce la faranno e di quelli che finiranno in ospedale. Ma il cuore è là fuori!
ps: malgrado questi tre minuti, non smetterò di odiare i miei vicini, almeno alcuni di loro, non voglio che si ammalino di coronavirus ma una carie con ascesso doloroso se la meriterebbero (cit. Luca Carboni, "La mia città", quando dice: "che ti scoppiasse un dente")