"Quando la Pfizer mise in commercio il Viagra non c'era nemmeno l'ombra di un No Caz in giro. Come mai!? "
L'ha scritto uno su fessbuuk.
Che dire... La sera tardi è il momento, prima di dormire, che mi va, a volte, di sbirciare, come una volta, qualcosa in internet. L'unico social che seguo è per l'appunto Facebook, ma troppo pieno di cose di lavorio, interessi, eventi, notizie...A volte vorrei rilassarmi nel nulla dell'etere, ma il nulla di questo sito ormai è devastante.
Il corvo s'è dato, Disco non sa più come scrivere un post, gli altri ci hanno abbandonati, e per il resto, sempre i soliti argomenti non argomentati, al limite, delirati.
Una volta Voluna organizzava delle gare di scrittura:post a tema. Era rilassante leggere, cercare di indovinare l'autore dei brani, e rimanere infine spesso stupiti, nel scoprirne alcuni che non avresti detto potessero scrivere su quell'argomento in quel modo. Sarebbe bello recuperarne dei pezzi, ma ormai tutto è andato perduto, cancellato... E senza memoria storica un sito cos'è...
Senza memoria del passato c'è un continuo presente, vuoto, diverso dalla vacuità di un presente universale che racchiude tutti i tempi; piuttosto un presente ingombrante, fastidioso, ansiogeno, confuso, autoreferenziale, ignorante.
Ricordo vagamente il tema portante di un film: la protagonista aveva perso la memoria e la capacità di fissare nuovi ricordi. Dimenticava ogni notte cos'era successo durante il giorno e il mattino dopo ricominciava sempre d'accapo, un nuovo giorno senza una storia a precederlo.Un'angoscia senza fine. Quand'è così, meglio rassicurarsi con un po' di certezze.
Buone certezze a tutti.
Dal mio canto, sto per addormentarmi. Spero di non aver scritto troppe stupidaggini.
Tante discussioni, incomprensioni, divergenze... Ma secondo un'alivella generalizzata, dopo siamo tutti uguali. Anime sofferenti e tormentate... Anche dall'idea che non siamo immortali.
Ciao Ingegnere, un volo sereno accompagnato dai tuoi stornelli napoletani... Che ti arrivino i nostri saluti virtuali.
Niki ha sostituito L'uomo del muretto: è stato raccomandato? Che svolta però...
Oppure, visto che aveva avvisato di volersi cancellare, per punizione lo hanno
costretto alla presenza eterna?
Vietato minacciare di andare all'aldilà: andarci e basta.
Ma comunque, ad un anno esatto dal precedente post, non sento più nemmeno le
anime che aleggiano, e ho un fantasmino di compagnia.
Sono l'unica persona collegata su Punto.
Non c'è.nemmeno l'uomo del muretto.
Punto mi ha detto: tu sei, tu sei, ah sì tu sei l'unica donna per me...
Fatevene una ragione. Ci vuole costanza, perseveranza, finanche assenza, per diventare l'unica vera presenza.
E ora, dopo di me, sopraggiungerá il vuoto di punto.
Un vuoto pieno, di tutte le anime che lo hanno abitato.
Si sentono che aleggiano nell'etere, come nell'aria notturne di certi cimiteri.
:D
L’elogio della pagina bianca
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Quando muore qualcuno, specie se è una persona a me cara, mi sento impotente, disorientata, come tutti noi. Se la persona è cara appunto, ho un forte vissuto di minaccia. Se la vedo spegnersi, fino all’ultima esalazione, la minaccia si concretizza nella sensazione di un’azione violenta. Ancora più violenta se la vita viene tolta a chi è ancora giovane. Poi, con il “breve distacco” dei giorni seguenti, penso alla Signora M come avvezza a scrutare dall’alto; la vedo all’improvviso puntare un arco immaginario, farlo roteare in vari direzioni… puntare, colpire, (non con una freccia d’amore), e colpendo a random.
Fiuuu…zac. Ffffiù…zac! E te, non ti vedo più all’improvviso, e puoi essere solo nel ricordo.
Poi mi viene in mente che a volte sa essere ancora più spietata, ferendo a random, quasi a morte, ma tenendoti miserevolmente in vita, nell’annientamento di una vita vegetale. E allora la supplica che ti venga a salvare dalla vita stessa diventa un lamento e un urlo di disperazione.
“Tutto scorre”… fino al giorno in cui bruscamente tutto finisce. Ti vede, ti punta, non importa chi sei, che età hai e se da te c’è qualcuno la cui vita dipende. Ti fa uscire di scena e basta. E chiude il sipario.
Lo strappo, la violenza, la ineluttabilità con cui ti spegne non è punibile, non è riparabile, la tua disperazione sarà vana, la tua riflessione impotente.
E ora tutto deve continuare… fino al prossimo colpo a random.
E poi... cu lu po' diri...
Chi tuttu stu beni di Diu avu a finiri...
Nascemu chiancennu, chiancennu, Beatu cu mori rirennu,
si rici ci voli curaggiu sapennu che è tuttu un passaggiu...
Si chiamava Marco, alto, moro, bello… In realtà non era affatto il mio tipo ma era uno dei più ambiti in quel momento nella piazza del paese, in collina, in cui avevo una delle mie piccole comitive. In una delle nostre uscite pomeridiane in gruppo, io e lui ci appartiamo e rimaniamo soli per il resto della giornata. Ad un certo punto mi ritrovo nel bel mezzo dei miei (per lui sicuramente inutili) discorsi riflessivi e contorti da prima adolescente in cerca di verità, spiaccicata, contro il tronco di un albero, e zittita da una lingua che si fa strada velocemente dentro la mia bocca, come volesse fare una visita odontoiatrica o un chek-up generale dello stato di salute orale. Me la sento che mi avvolge lingua, denti, gengive, si prolunga verso la gola e permane in questo stato di perlustrazione per un po’ di tempo. Un tempo infinito… Ci sorridiamo, sembriamo soddisfatti, ci rivedremo sì certamente… ciao, ciao.
Torno nella mia città, limitrofa al paesello, e mi precipito a casa di una delle più care amiche per raccontare il lieto evento. Lei mi ascolta curiosa ed estasiata; le descrivo tutto nei minimi dettagli, lei mi chiede: “sei contenta? Cosa provi…” “una gran voglia di mangiare questi due muffin appena sfornati insieme a te, comprati or ora nel forno sotto casa tua, profumati e soffici… Voglio rifarmi la bocca!”
Il bacio è come il sesso, lo puoi dare e fare con chi vuoi, certo, ma sarà bello, saporito e soffice, solo quando lo scambierai con amore e reale desiderio e subito dopo non proverai un irresistibile desiderio di muffin appena sfornato.
-Salve
-Salve. Lui è Sacco…
-?
-Tranquillo, ti spiego dopo.
-Spiega subito non sono tranquillo.
-dice una frase al giorno, sempre alle dieci del mattino.
-e prima?
-riflette.
-e dopo?
-si riposa.
“Ma quando, la mattina seguente, il dottor Saunders si svegliò, Ah Kay gli portò la colazione in veranda, ed egli gustò la papaia e le uova appena scodellate dal tegamino, e il tè aromatico, pensando che la vita era una cosa molto piacevole. Non desiderava niente, non invidiava nessuno, non aveva rimpianti.
La mattina era ancora fresca e nella luce limpida e pallida spiccavano netti i contorni di tutte le cose. Sotto al terrazzo un enorme banano sfoggiava il suo splendido fogliame nell’implacabile calore del sole, con altezzoso e quasi condiscendente disprezzo. Il dottor Saunders si sentiva incline a filosofeggiare: si diceva che il valore della vita non si trova nei momenti di eccitazione ma negli intervalli sereni, quando lo spirito umano, in piena tranquillità, senza esser disturbato nemmeno dal ricordo delle proprie emozioni, è in grado di contemplare se stesso con lo stesso distacco con cui Buddha contemplava il proprio ombelico“
Ore 21. Finisco di cenare ed esco spedita in gardino. "Finalmente un po' di riposo al fresco serale" penso. Mi butto, quasi un tuffo, sulla sedia a sdraio chiudendo gli occhi e sospirando un "aaaah…eccoci".
Ma non riesco a rilassarmi del tutto però... sento invadermi da qualcosa che non somiglia per niente ad un'aria fresca di ristoro. Mi sembra di essere catapultata d’un colpo in un deserto al solleone.
Mi alzo con un sobbalzo e rientro di corsa in casa, chiudo bene la porta vetri, accendo il ventilatore, mi ci appiccico col muso (mi sento un cane accaldato con la lingua ciondoloni...), e immagino con un certo sforzo di stare in un fresco posto di mare.
Per questa sera, farò a meno della visione notturna stellare.